Il nome fiabesco di acciaio "damasco" risale probabilmente all'epoca delle prime Crociate, quando i cavalieri europei incontrarono le lame che artigiani orientali forgiavano in quella città da tempo immemorabile. Possiamo immaginare che tale tecnica si evolvesse dalla tradizione fabbrile di un Popolo antichissimo, considerato lo scopritore del ferro: gli Hittiti. Con le prime lame di ferro essi avevano abbattuto il millenario impero egiziano, che conosceva solo armi in bronzo. Tuttavia anche l'Europa poteva vantare una sua propria tradizione dell'acciaio "a pacchetto", o "multistrato", precedente le Crociate. Erano infatti forgiate in questo particolare tipo di acciaio le spade di numerosi popoli cosiddetti "barbari", già in epoche precedenti le loro invasioni. I reperti archeologici mostrano armi in acciaio damascato sia presso i Popoli germanici che quelli celtici che quelli stanziatisi nel centro Europa, già a partire dal II Secolo D.C. . Non è dunque peregrino, anche se la storiografia umanistica ha del tutto trascurato questo fattore, inserire la tecnologia del damasco tra le cause principali della caduta dell'Impero Romano. Le "spatha" longobarde erano più dure, resistenti e affilate dei "gladi" con cui combattevano le Legioni di Roma. Ma la tecnologia del damasco è estremamente difficile, e ricca di segreti del mestiere tramandati solo oralmente. Questa segretezza fece sì che a fronte di gravi rivolgimenti storici l'arte andasse dimenticata nel corso del Medio Evo per essere riscoperta attorno al XII Secolo, come abbiamo detto, dai Crociati che la riportarono in Europa assieme all'enorme bagaglio di antiche conoscenze raccolte nelle spedizioni in Terra Santa. Ma cosa aveva di straordinario questo materiale? Perché era in grado di rendere obsolete le armi in comune acciaio? Per comprenderlo, dobbiamo fare qualche cenno alla sua tecnologia. 

 

L'acciaio damasco, tecnologia e decorazione

L'acciaio "damasco" o, più propriamente, "a pacchetto", si prepara a partire da alcune lastre di acciai con diverse gradazioni di durezza. Le lastre vengono sovrapposte in modo che si alternino strati di metallo morbido e resistente con altri invece duri ma fragili. Il damasco è dunque sintesi di due opposti, il duro e il tenero. La lama ottenuta avrà le caratteristiche di resistenza alla frattura del metallo morbido e al contempo quelle di alta affilabilità del metallo più duro. Ecco perché la spatha longobarda fendeva, intaccava o spezzava il gladio romano, mentre questo non era in grado di penetrare scudi e corazze in damasco. 

La sintesi degli opposti è una delle qualità di un'Opera d'Arte che la eleva dalle mere considerazioni funzionali. Infatti, con il passare dei secoli, la metallurgia è riuscita a produrre leghe d'acciaio monocomponente con prestazioni superiori all'antico damasco, ma questo non ha perduto il fascino estetico che accompagna la sua funzionalità. Soprattutto negli ultimi decenni, forgiatori e artigiani si sono prodotti in una gara alla ricerca di effetti decorativi sempre più eleganti e raffinati. Ai tradizionali ferro e acciaio si sono venuti intercalando strati di altri metalli, capaci di fornire una più vasta gamma di sfumature e colori sotto l'azione finale dell'acidatura o di altri trattamenti chimici. Di particolare interesse estetico sono i damaschi prodotti con più tipi di acciaio inossidabile, che mostrano contrasti cromatici e volumetrici molto eleganti e persistenti. Le esperienze più recenti riguardano damaschi realizzati con varie leghe di titanio capaci di produrre, per mezzo di trattamenti termici, un metallo con le tinte dell'arcobaleno. I forgiatori statunitensi Tom Ferry, Bill Cottrell e Chuck Bybee che hanno messo a punto questa tecnica hanno chiamato il nuovo composto con il nome di "Timascus©". Esso viene attualmente usato dai migliori coltellinai nella costruzione soprattutto delle parti accessorie delle lame, come guanciole, cartelle e guardie. Valter Fornasier ha messo a punto una propria tecnologia per la produzione di titanio a damasco, differente da quella di Ferry, Cottrel e Bybee.

 

Nota 1 - La bollitura alla forgia è una tecnica di saldatura dei metalli che si effettua portando i pezzi da unire, già in stretto contatto tra loro, a una temperatura di circa 1300 gradi, dove il metallo assume un colore detto "bianco di saldatura".
A questa temperatura, i pezzi vengono sottoposti a martellatura omogenea, la quale fa sì che le superfici, che si trovano allo stato "pastoso" o semi-liquido aderiscano tra loro in maniera permanente.
Nota 2 - Si dice "billetta" un trancio di verga metallica da sottoporre alle operazioni di forgiatura.